Il pluralismo religioso (etnico, culturale) è un tema attuale sul quale lo psicologo della religione, insieme ad altri studiosi, è chiamato ad interrogarsi. Il fenomeno trova oggi una propria specifica collocazione nel panorama del contesto societario anche in funzione della costante spinta migratoria a cui sono soggette le cosiddette “società occidentali”. Dal punto di vista psicologico, il pluralismo implica una inevitabile tensione di relazione verso ciò che è percepito come altro (che è sentito anche diverso, alieno, ignoto) da ciò che ci si sente di essere o di appartenere. Ci si può chiedere allora quale lavoro psichico sia necessario compiere per pensare la pluralità all’interno della singolarità e come sia possibile pensarsi singoli all’interno della pluralità.
Relazioni: La psicologia della religione tra malattia e cura; La spiritualità nella cura; Prendersi cura e prendere in cura. Quale continuità?; La ricerca clinica sui bisogni religiosi e spirituali dei pazienti oncologici.
Relazioni: La risposta dello psicologo di fronte alla pandemia e al male esaminato nei contesti greco, ebraico e cristiano; La leadership “umile” di Papa Francesco ai tempi del Covid-19; Ricerca di significato e identità religiosa come fattori di promozione del benessere in pandemia: il ruolo dell’orientamento prosociale; Neuro-teologia: che apporto delle neuroscienze alla comprensione della religiosità; Benessere spirituale e terza età; Qualche interrogativo sul pluralismo religioso come problema psicologico; Psicologia della religione e lavoro. Temi e problemi.
Relazioni: Una comunità religiosa ai tempi del Covid-19; L’eredità sempre attuale di Théodore Flournoy; Il vissuto religioso nella prosocialità dell’agricura®
I temi della pro-socialità e della violenza quali comportamenti contrapposti ma entrambi strettamente connessi con credenze e pratiche di una religione o di una fede religiosa. Nell’ottica della valorizzazione della complessità degli argomenti e dei diversi livelli di analisi possibile (individuale, sociale, storico, educativo, …), il convegno si propone di affrontare sia gli aspetti personalmente e socialmente “integrati” (pace, pluralismo, dialogo interreligioso, benessere, …) nonché le possibili “derive” (intolleranza, persecuzioni, mutilazioni rituali, omicidi/suicidi, terrorismo, …).
Verrà considerato e valorizzato il contributo psicologico che la Religione può offrire al bisogno umano di spiritualità laicamente intesa come sviluppo della propria interiorità e come espressione autenticamente umana dell’“aver cura di sé”. Sottolineare l’importanza di “apprendere ad aver cura di sé”, ci consentirà di interrogarci sullo smarrimento e sul disorientamento dell’uomo contemporaneo, comprendendo come la diffusa fragilità identitaria sia correlata ad una precaria strutturazione del sé che appare sempre più deprivato di un contatto reale con le autentiche esigenze della vita.
Ll concetto di narcisismo è diversamente inteso e valutato nelle elaborazioni psicologiche, non meno che nella cultura corrente. Ad un estremo si considera il narcisismo come un serio disturbo della personalità, caratterizzato da un patologico ripiegamento su di sé che rende problematica la relazione con l’altro (e con l’Altro). All’opposto, il narcisismo può essere considerato come una dimensione fondamentale dello sviluppo psichico, necessaria allo strutturarsi coeso del sé e al processo di crescita della relazionalità del soggetto, e dunque della sua religiosità.
Le nuove prospettive derivanti dall’applicazione della Teoria dell’Attaccamento al vissuto religioso. Tale teoria, formulata originariamente da J. Bowlby alla fine degli anni Sessanta, è diventata un modello di riferimento nello studio delle relazioni umane. Uno specifico campo di applicazione è quello riferito allo studio della relazione dei credenti con la realtà divina intesa quale figura di attaccamento.
Quali sono i confini fra mente e corpo? Come si sviluppa l’esperienza religiosa? Un tentativo inedito: capire le origini e i modi della fede con gli strumenti della psicologia culturale e delle neuroscienze. Esiste un’origine biologica dei comportamenti religiosi? Ha senso parlare di una «neuroteologia», cioè di un’esperienza di Dio radicata a livello neuronale? Oppure non esiste comportamento religioso se non ancorato in un contesto ambientale e culturale specifico?
Il crescente pluralismo di forme religiose e il ritorno di tendenze fondamentaliste, integraliste e contrappositive… fino al gesto terroristico. Di fronte a queste nuove manifestazioni del “religioso”, lo psicologo si interroga intorno ai significati e alle dinamiche psichiche che vi sottostanno e intorno ai loro effetti sulla strutturazione della personalità e sulla costruzione della convivenza civile, in una società sempre più multietnica e multiculturale.