Il convegno LA CURA DELL’ALTRO NELLE DIVERSE CULTURE intende esplorare le diverse modalità di cura e trattamento delle malattie nelle tradizioni culturali, mettendo in dialogo etnopsichiatri, psicoterapeuti e antropologi.
Il Centro di Ricerca “Contemporary Religions and Faith in Transition” (CRAFT), dell’Università degli Studi di Torino, organizza un ciclo di incontri del titolo «Religioni nel libro», dedicato alla presentazione di volumi che esplorano il fenomeno religioso nella storia, nella cultura, nel diritto e nella società.
Il pluralismo religioso (etnico, culturale) è un tema attuale sul quale lo psicologo della religione, insieme ad altri studiosi, è chiamato ad interrogarsi. Il fenomeno trova oggi una propria specifica collocazione nel panorama del contesto societario anche in funzione della costante spinta migratoria a cui sono soggette le cosiddette “società occidentali”. Dal punto di vista psicologico, il pluralismo implica una inevitabile tensione di relazione verso ciò che è percepito come altro (che è sentito anche diverso, alieno, ignoto) da ciò che ci si sente di essere o di appartenere. Ci si può chiedere allora quale lavoro psichico sia necessario compiere per pensare la pluralità all’interno della singolarità e come sia possibile pensarsi singoli all’interno della pluralità.
Relazioni: La psicologia della religione tra malattia e cura; La spiritualità nella cura; Prendersi cura e prendere in cura. Quale continuità?; La ricerca clinica sui bisogni religiosi e spirituali dei pazienti oncologici.
Relazioni: La risposta dello psicologo di fronte alla pandemia e al male esaminato nei contesti greco, ebraico e cristiano; La leadership “umile” di Papa Francesco ai tempi del Covid-19; Ricerca di significato e identità religiosa come fattori di promozione del benessere in pandemia: il ruolo dell’orientamento prosociale; Neuro-teologia: che apporto delle neuroscienze alla comprensione della religiosità; Benessere spirituale e terza età; Qualche interrogativo sul pluralismo religioso come problema psicologico; Psicologia della religione e lavoro. Temi e problemi.
Relazioni: Una comunità religiosa ai tempi del Covid-19; L’eredità sempre attuale di Théodore Flournoy; Il vissuto religioso nella prosocialità dell’agricura®
Le relazioni: Il Premio Milanesi come volano della Psicologia della Religione (Mario Aletti); Appunti di una storia (personale) verso la psicologia della religione (Stefano Golasmici); Oltre il “mainstream”: l’anima qualitativa della psicologia della religione (Rosa Scardigno); Quanto la psicologia della religione è non-religiosa? (Alessandro Antonietti); Religione, spiritualità, esistenzialismo (Germano Rossi); Le Terapie Cognitivo-Comportamentali ad orientamento religioso/spirituale (Leonardo Carlucci).
La religione ai tempi del Covid19: aspetti psicologici. La pandemia che ci ha travolto e a partire dal mese di marzo, ha modificato le nostre giornate ma quanto ha inciso anche sui nostri atteggiamenti? La religione ha aiutato i credenti ad affrontare meglio di altri questo evento catastrofico mondiale? Le riflessioni proposte mirano ad individuare alcune possibili risposte oppure propongono esperienze realizzate durante il lockdown.
I temi della pro-socialità e della violenza quali comportamenti contrapposti ma entrambi strettamente connessi con credenze e pratiche di una religione o di una fede religiosa. Nell’ottica della valorizzazione della complessità degli argomenti e dei diversi livelli di analisi possibile (individuale, sociale, storico, educativo, …), il convegno si propone di affrontare sia gli aspetti personalmente e socialmente “integrati” (pace, pluralismo, dialogo interreligioso, benessere, …) nonché le possibili “derive” (intolleranza, persecuzioni, mutilazioni rituali, omicidi/suicidi, terrorismo, …).
Verrà considerato e valorizzato il contributo psicologico che la Religione può offrire al bisogno umano di spiritualità laicamente intesa come sviluppo della propria interiorità e come espressione autenticamente umana dell’“aver cura di sé”. Sottolineare l’importanza di “apprendere ad aver cura di sé”, ci consentirà di interrogarci sullo smarrimento e sul disorientamento dell’uomo contemporaneo, comprendendo come la diffusa fragilità identitaria sia correlata ad una precaria strutturazione del sé che appare sempre più deprivato di un contatto reale con le autentiche esigenze della vita.
